La settimana scorsa, andando in piazza San Fedele a Milano per bermi un caffè, mi sono imbattuto in una strana installazione, davanti alla quale erano parcheggiati due tricicli come quelli dei gelatai. Il tutto contrassegnato dal logo Lavazza. La scritta diceva: “#CoffeeRemix 20 giugno ore 18.00″.
Mostre, tapas e caffè
Non ne sapevo nulla, ma per una volta il caso giocava a mio favore. Avrei potuto infatti infilare quest’evento tra la visita della mostra dei Preraffaeliti a Palazzo Reale e l’appuntamento con la Giornata Mondiale delle Tapas: per niente al mondo mi sarei perso lo showcooking dello chef Javier Mora dell’Hotel Vinnci di Tenerife. E così ho fatto. Dopo un giro alla Galleria Nuages per ammirare le opere di Franco Matticchio (una, in particolare, mi ha stregato: si intitola “Caffè scorretto”), sono tornato al Flagship Store Lavazza e ho atteso che l’evento avesse inizio.
Il ritmo sincopato del dj set ha fatto da richiamo per alcuni curiosi, mentre i tavolini erano già affollati da clienti – per una buona parte stranieri – impegnati nel rito serale dell’aperitivo. A un certo punto, poi, tre percussionisti, nascosti dietro l’installazione, hanno iniziato a battere sui tamburi. Soltanto le mani e le bacchette spuntavano dagli oblò a forma di tazzina: Etiopia a sinistra, El Salvador al centro e Guatemala a destra.
Nel video qui sotto potete rivedere la loro performance.
Pensavo che qualcuno avrebbe detto due parole sul perché di questa originale presentazione, ma mi è stato spiegato che non ci sarebbe stato alcun discorso. Rimaneva così insoddisfatta la mia curiosità. Allora sono entrato nel locale e ho chiesto di parlare con qualcuno di Lavazza.
Il Coffee Bubble Sangria
Ringrazio qui le persone dell’ufficio stampa per la cortesia con cui hanno risposto alle mie domande. Intanto però si avvicinava l’ora delle tapas, così ho rimandato all’indomani la prova di una delle proposte estive di Lavazza.
All’ora di pranzo di venerdì, dopo essere stato alla Pinacoteca Ambrosiana per la presentazione stampa della mostra “Leonardo da Vinci. Studi e disegni del periodo francese dal Codice Atlantico”, sono tornato al Flagship Store Lavazza. Ho ordinato il “Coffee Bubble Sangria”, il nuovo CoffeeTail del Training Center Lavazza. Va ad aggiungersi ai precedenti Coffee Spritz, Passion Me ed E-Tonic. Dalla Campari Academy arrivano invece due nuove proposte chiamate rispettivamente Bittersweet Paloma e Milano Mule.
Ho accompagnato il “Coffee Bubble Sangria” con una tartare di pomodoro e stracciatella, precedute da un’oliva sferica (frutto della collaborazione con lo chef catalano Ferran Adrià: è stato lui ad aver inventato la tecnica della sfericazione) con patatine tartufate e lingue croccanti al parmigiano.
Il “Coffee Bubble Sangria” prevede questi ingredienti: 1 oz (oncia) di Vermouth Martini Bianco, 1 oz di Ginger Ale, 4 oz di ghiaccio tritato, 1/3 oz di sciroppo di zucchero, 1 foglia di menta e 7 perle di caffè.
Ho chiuso il pranzo con un’altra perla: l’espresso “Kafa Forest Coffee”, un monorigine dell’Etiopia, naturalmente 100% arabica. La sua scheda recita:
“Kafa è uno dei caffè più pregiati al mondo, il primo della terra. Proviene dalle prime piante di caffè, da cui tutte le altre hanno avuto origine. Nasce dalla foresta etiope, dove il caffè cresce spontaneamente con un minimo intervento degli abitanti del luogo. Le sue ciliegie sono selezionate a mano, una ad una, per un prodotto in quantità limitata dagli aromi esclusivi fra cui spiccano intense note floreali e un tipico retrogusto di miele e datteri con sentori di ciliegia matura. Per esaltare questa esperienza sensoriale, Lavazza si avvale del nuovo processo di tostatura “lenta e gentile”, che genera il perfetto mix tra aroma, gusto e corpo.
Mi restava però ancora una curiosità sul collegamento tra tamburi e caffè, così ho mostrato il video qui pubblicato al mio figliolo, studente di percussioni. Mi ha fatto notare che al Salvador è abbinato il tamburo più grande, quello dal suono più grave. Al Guatemala, invece, corrisponde il tamburo più piccolo, dal suono più acuto, mentre quello abbinato all’Etiopia è una via di mezzo tra gli altri due. Più intenso dunque sarebbe il Salvador e più delicato il Guatemala.
Chissà se è vero…
Saul Stucchi
Informazioni:
https://www.lavazza.it/it/chi-siamo/stores/flagshipstore.html